lunedì 4 aprile 2011

LA MAGNIFICA SEDUTTRICE E L'ANTICA FETICISTA


I primi esempi di biancheria da donna sono datati 2000 a.c. nell'isola di Creta: La crinolina e il corsetto. Ma le Cretesi, indossavano questi indumenti che stringevano la figura, per alzare e accentuare i loro seni nudi o enfatizzare i fianchi, facendo sembrare i loro corpi più voluttuosi. Emblema di questo ideale femminile è la dea dei serpenti , una statuetta di terracotta policroma che rappresenta una donna molto truccata e con il seno prominente e nudo. Emersa dalla notte dei tempi, è ancora oggetto delle elucubrazioni maschili contemporanee. Elie Faure, nella sua "Histoire de l'art" pubblicata all' inizio del secolo pensava certamente a lei descrivendo le Cretesi come "donne con il seno nudo, le labbra imbellettate, gli occhi bistrati, vestite con cattivo gusto barbarico di abiti ricchi di balze , come bambole truccate e artefatte". L'accademico Jacques Laurent (Histoire imprevue des dessous feminins )critica il punto di vista moralistico di Elie Faure, commentando "la loro manifesta sensualità le trasforma in bambole soltanto agli occhi di un luterano" e le chiama "magnifiche seduttrici". Lungi dall' essere semplici oggetti sessuali, le donne cretesi avevano un ruolo di primo piano nella società. Partecipavano come gli uomini alla caccia al toro e alle spedizioni marittime, ma soprattutto formavano la casta delle sacerdotesse dal seno nudo al servizio delle divinità femminili onorate da tutti. Cosa ancora più importante, lo studioso Nicola Platon ci informa che la civiltà minoica fu la prima cultura estetizzante in cui l' abbigliamento rappresentò un arte vera e propria, per questo motivo l'abbigliamento cretese deve essere considerato il precursore diretto della moda del XX secolo. Come le Cretesi anche le Egizie di alto rango circolavano con il seno scoperto, con la sola differenza che questo non era sostenuto dalla pressione di un corsetto.
I protoreggiseni fecero la loro comparsa con la civiltà Greca. Le antiche Greche indossavano l' Apodesmo, una piccola striscia di stoffa che arrotolavano al di sotto del seno; in epoca classica si trasformò in una larga striscia di tela, di tessuto o di pelle (la Zona), il cui scopo era quello di sostenere efficacemente il seno per impedire che, camminando, ballonzolasse, ma anche di accentuare la figura e enfatizzare la femminilità.

I seni flosci erano intollerabili per lo Stato Romano che si considerava la punta più avanzata della civiltà e disprezzava i seni barbari penduli e ballonzolanti. Perciò allo stesso modo delle Greche, le Romane indossavano la Fascia, una striscia di stoffa che circondava il seno allo scopo di contenerne la crescita; esisteva anche lo Strophium, una specie di sciarpa che posta sotto la tunica sosteneva il seno come nei modelli odierni criss-cross. Se la natura prendeva il sopravvento e il petto si sviluppava troppo si usava il Cestus, un corpetto di morbido cuoio che conteneva il seno delle matrone più abbondanti, e a volte una specie di corsetto che inguainava il corpo dall'inguine alla base del petto ed era stato, come dice il mito, progettato da Venere, che lo raccomandò fortemente a Giunone, una dea dotata di una sovrabbondante e voluttuosa figura. Marziale la descrive come "...una trappola dalla quale nessun uomo può scappare, un avviso ammirabilmente adattato al riingentilimento della fiamma dell'amore..." egli stesso era attratto dal pensiero di toccare un Cestus "...ancora caldo del fuoco di venere...". Per l'uomo Romano, cinte, fusciacche, e tessuti che intrappolavano la maggior parte desiderabile di un corpo di donna, possedevano una carica erotica, come quella che questi indumenti avevano suscitato ai greci. La nascita di un culto feticista, che sarebbe continuato attraverso gli anni, è evidente dal detto popolare "zonam solvere"che significa "slegare la fascia" e per estensione "sposarsi".


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